Cushman & Wakefield: «Nel retail il cliente è salito al potere»

10 Dicembre 2019

Sono 11 i capitoli del report Outlook 2020, con cui Cushman & Wakefield analizza le dinamiche che il settore immobiliare, compreso quello a uso commerciale, dovrà affrontare l’anno prossimo in Europa.
In primo piano temi come la trasformazione radicale del retail, l’emergenza ambientale, l’impatto dell’automazione e della tecnologia.

«Capire l’importanza che i trend macro, come quelli demografici o la crisi climatica, avranno in quest’ambito è importante tanto quanto conoscere gli andamenti di assorbimento degli spazi o l’evoluzione del rendimento», commenta Joachim Sandberg, head of Italy & Southern Europe Region della società di consulenza immobiliare, che conta 51mila dipendenti nel mondo e 400 sedi in 70 Paesi.

Uno dei punti chiave del report riguarda la consapevolezza che il servizio non è una scelta, bensì una necessità da ripensare per tutti gli investitori, in ogni ramo di attività.

Andrew Phipps, head of Emea Research & Insights di Cushman & Wakefield, si sofferma inoltre sulle ripercussioni della rivoluzione green in atto: «Mentre gli investitori si adopereranno ancor di più affinché le prassi dei mercati integrino i requisiti di sostenibilità nei processi decisionali, i cambiamenti climatici avranno effetti sulle valutazioni, il leasing e gli investimenti dal punto di vista immobiliare», al punto che le strutture immobiliari meno esposte al rischio climatico risulteranno avvantaggiate.

Oltre alle considerazioni generiche, ci sono quelle specifiche sul mondo della distribuzione. «I retailer – sostiene Phipps – non possono esimersi dall’investire, approfondendo ulteriormente l’analisi del comportamento dei consumatori e di ciò che determina le loro decisioni».

Un compito non facile, in un momento in cui le opportunità e modalità d’acquisto per le persone si sono moltiplicate, complici il proliferare di centri commerciali e supermercati, oltre al boom dell’e-commerce. «Il potere – precisa Phipps – non è più nelle mani dei retailer ma dei consumatori, i cui meccanismi decisionali vanno studiati con la massima attenzione».

Nel 2020, secondo Cushman & Wakefield, i punti vendita fisici non scompariranno, anzi, a patto però che siano proattivi con i clienti e investano nella shopping experience, anche tramite angoli dedicati al lifestyle, partendo dai settori food & beverage.

Dovranno saper utilizzare al meglio la tecnologia, soprattutto per facilitare la vita di chi compra, per esempio con il click & collect o pagamenti più semplici e veloci possibile, o per creare engagement: la società cita l’esempio di Mango in Spagna, dove nei camerini ci si può cambiare con un sottofondo musicale scelto da noi. Anche il packaging è al centro di trasformazioni epocali: in alcuni Paesi si sta sperimentando la formula “package free”, in un’ottica eco-friendly.

L’impatto dell’online, che si è già fatto sentire soprattutto in Nord Europa, deve ancora manifestarsi pienamente nelle parti centrale, orientale e meridionale del Vecchio Continente.

In un grafico Cushman & Wakefield mostra infatti che nel 2019 le vendite tramite Internet hanno raggiunto il 20% del totale del sell out nel retail in Gran Bretagna, tallonata dalla Germania e con la Francia intorno al 10%. Fanalini di coda, dal 5% in giù, sono Spagna, Polonia, Russia, Italia, Portogallo e Turchia.

A cura della redazione